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ALLA RICERCA DEI PROFESSORI: Sandro Sangiorgi (e Luna)

Sono nato a Friburgo, in Svizzera, il 31 ottobre 1962. La mia famiglia è un miscuglio di diverse radici: friulana, romagnola, ciociara ed emiliana.

 

Ho due figli, Lavinia di quasi 21 anni che studia lingue orientali e Flavio, di 17, che è qui con me e fa parte della squadra di calcio della scuola italiana. Grazie a Dio, sono due figli meravigliosi, un vero dono per me e la mia ex-moglie.

 

Abito a Roma in un bel quartiere, Monteverde, con una meticcia di prevalente sangue Husky di nome Luna; siamo vicinissimi a Villa Panphili, un parco molto esteso e vario, nel quale facciamo lunghe passeggiate.

 

Per la verità, dopo 25 anni di questa città, vorrei cercare un abitazione in campagna, per esempio nel territorio tra Sora e Atina, in provincia di Frosinone, a sud di Roma; oppure, a nord della città, vicino a Terni, nelle prime colline dell’Umbria.

 

Quando non faccio il mio lavoro, che è insegnare, degustare e scrivere, incontrare persone del mondo del vino, mi dedico alla lettura, in particolare poesia e saggi, o al cinema. Nella mia stanza da letto ho un piccolo sistema con proiettore e computer per guardare i film in lingua originale e godermeli nel formato più ampio possibile. Un’altra cosa che faccio quando posso è ascoltare la radio che, per me, è ancora oggi il vero e proprio mezzo rivoluzionario per la condivisione delle emozioni e delle conoscenze.

Seguo lo sport, in televisione naturalmente, soprattutto gli eventi americani, il tennis, il calcio inglese e spagnolo.

 

Dovrei muovermi di più, come si evince dalle dimensioni della mia pancia…

Non ho molto tempo per stare con gli amici; un po’ perché sono pigro e da Monteverde mi muovo molto poco – in fondo la sede e redazione di Porthos e la casa dei miei ragazzi sono vicine – un po’ perché viaggio molto per il mio lavoro e, quando torno a Roma, sento che prendere la macchina è una cosa assurda, visto il traffico e l’inquinamento che ci sono.

 

Il mio sogno è continuare a insegnare, soprattutto in situazioni e condizioni come quelle che sto vivendo a Middlebury. Alunne a alunni avidi di conoscenze, strumenti all’avanguardia e spazi per prepararsi e ricercare. Per non parlare dell’ambiente – direzione molto presente e colleghi disponibili al confronto – e del cibo. Probabilmente, però, è il primo aspetto quello che mi consente di andare avanti, di non fare mai la stessa lezione nonostante l’argomento sia il medesimo; penso che sopporterei molte ristrettezze, economiche e ambientali, pur di poter condividere le conoscenze che sto coltivando e maturando, da ormai 33 anni, con persone interessate e curiose. Il mio grande privilegio è vivere di quello che amo, una benedizione nella società di oggi nella quale la maggioranza delle persone si lamenta di fare un lavoro che non piace. Inoltre, l’argomento che tratto, il vino, si presta a una tale quantità di collegamenti culturali da essere nello stesso tempo mezzo e centro della conoscenza. Oltre a rappresentare una gioia per chi ne gode consapevolmente.